Cari amici e praticanti yoga, prendersi una pausa è importante e significativo come praticare insieme per fare un percorso. La qualità della nostra pratica yoga sta nella connessione con noi stessi.
Quante volte ci capita di non essere presenti ai segnali che il corpo ci invia?
Jon Kabat-Zinn nel suo libro: "Riprendere i sensi" (ed.Corbaccio) ci esorta a riscoprire tutti i nostri sensi perché di fatto il mondo stabilisce un contatto attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il corpo e anche la mente. Spesso siamo "fuori contatto" che significa non prestare attenzione a ciò che mangiamo, non sentiamo più il profumo della terra umida dopo la pioggia, perfino nel toccare gli altri non ci rendiamo conto di quali sentimenti si trasmettono.
"Esaminiamo questo fenomeno anche solo osservando di tanto in tanto la nostra vita interiore ed esteriore: ben presto ci appare piuttosto chiaro che siamo quasi sempre fuori contatto. Siamo fuori contatto rispetto ai sentimenti, alle percezioni, agli impulsi e alle emozioni che proviamo, ai nostri pensieri, a quello che diciamo, perfino al nostro corpo. In genere questo è dovuto al fatto che siamo perennemente preoccupati, persi nella mente e nei pensieri, ossessionati dal passato o dal futuro, consumati dai progetti e dai desideri, distratti dal nostro bisogno di essere intrattenuti, manovrati dalle aspettative, paure e brame del momento, e tutto questo per abitudine e senza esserne consci. Ecco perché siamo incredibilmente fuori contatto con il momento presente, l'attimo che realmente ci si sta presentando, ora."
Estratto dal capitolo : "L'attenzione : perché è tanto importante? "
Jon Kabat-Zinn
Ed.Corbaccio
L’Associazione promuove la pratica, lo studio e l’insegnamento dello yoga. L’esperienza con il corpo è importante, ma ancora più importante è la capacità di radicare dentro di sé nuove visioni della realtà.
giovedì 26 dicembre 2013
sabato 7 dicembre 2013
Il quinto stadio dello Yoga: PRATYAHARA
Pratyahara: " ritiro", l'atto di ritrarre, ma anche "riassorbimento".
Consiste nella facoltà di liberare l'attività sensoriale dall'influenza degli oggetti esterni. Ossia nel corso di tale pratica i sensi, anziché proiettarsi verso l'oggetto, rimangono assorti in se stessi . Non per questo però il "ciita" (mente, intelletto) perde la sua facoltà di avere rappresentazioni sensoriali .Il "citta" in definitiva, grazie a Pratyahara , alla sottrazione dell'attività sensoriale al dominio degli oggetti esterni, rispecchia esattamente e direttamente la realtà, senza più servirsi del filtro sensoriale.
Tratto da "Enciclopedia dello yoga"
Stefano Piano
Ed. Promolibri
VEDI ANCHE:
Il primo stadio dello Yoga: YAMA
Il secondo stadio dello Yoga: NIYAMA
Il terzo stadio dello Yoga: ASANA
Consiste nella facoltà di liberare l'attività sensoriale dall'influenza degli oggetti esterni. Ossia nel corso di tale pratica i sensi, anziché proiettarsi verso l'oggetto, rimangono assorti in se stessi . Non per questo però il "ciita" (mente, intelletto) perde la sua facoltà di avere rappresentazioni sensoriali .Il "citta" in definitiva, grazie a Pratyahara , alla sottrazione dell'attività sensoriale al dominio degli oggetti esterni, rispecchia esattamente e direttamente la realtà, senza più servirsi del filtro sensoriale.
Tratto da "Enciclopedia dello yoga"
Stefano Piano
Ed. Promolibri
VEDI ANCHE:
Il primo stadio dello Yoga: YAMA
Il secondo stadio dello Yoga: NIYAMA
Il terzo stadio dello Yoga: ASANA
lunedì 2 dicembre 2013
Le tradizioni dello Yoga: Kriya Yoga
Le tradizioni
Lo Yoga non presenta
un’unica forma ed un’unica tradizione.
Abbiamo in effetti
diversi tipi di Yoga.
Le tradizioni yogiche
sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse
le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.
Esse sono il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hata Yoga.
Le origini storiche di
queste tre tradizioni fondamentali sono ordinatamente successive, come
testimoniano i documenti letterarî loro inerenti.
- La Bhagavad Gita, la prima testimonianza che riguarda il Kriya Yoga, è databile al V-I sec. a.C.
- Lo Yoga Sutra, il primo trattato sistematico del Raja Yoga, risale al II sec. a.C. oppure al V sec. d. C.
- La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata 1629.
Ad una successione
temporale delle tre tradizioni fondamentali corrisponde una loro successione
esperenziale: dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya
Yoga si passa all’induzione scientifica della trance estatica del Raja
Yoga e da questo alla sua variante “corporea” dello Hata Yoga.
l tentativo di fondare
una tecnica capace di riprodurre intenzionalmente lo stato di estasi
mistica sperimentato durante i riti religiosi senza fare ricorso allo
stesso rito o all’uso di droghe ha dato probabilmente origine inizialmente al Kriya Yoga.
Kriya significa
“pratica”: in questo caso indica la pratica di vita, il comportamento quotidiano.
Il Kriya Yoga può
essere infatti definito uno yoga comportamentale.
Esso non richiede
sedute particolari ed uso di metodiche specifiche, bensì l’adozione di comportamenti
ed atteggiamenti psichici atti ad indurre l’estasi mistica.
Tali comportamenti ed
atteggiamenti psichici hanno quindi il fine di indurre uno stato di
autosuggestione in cui si istituisca un’identificazione del soggetto con
la cosmicità, sostanzializzata idealmente in un’entità metafisica e
più precisamente nella divinità.
Un’analisi psicologica
anche soltanto superficiale del rito religioso aveva infatti posto in
rilievo le sue due caratteristiche fondamentali: la concentrazione e l’iterazione.
Ed infatti, come
vedremo più compiutamente nel Raja Yoga, sono proprio la concentrazione
della percezione su un oggetto (Dharana) e l’iterazione della percezione
di un medesimo oggetto (Dhyana), ad
innescare il processo
dell’autoipnosi (Samadhi) che sfocia nella trance estatica (Kaivalya).
L’oggetto della
concentrazione e dell’iterazione percettiva era nel rito religioso la divinità:
tale rimane nel Kriya Yoga.
La divinità in tutte le
sue possibili rappresentazioni, dall’immagine materiale al concetto astratto,
dall’individuazione personale all’impersonalità cosmica, è il fulcro oggettuale
intorno al quale ruota tutta la metodica psichica del Kriya Yoga.
Tratto da:
Nota: ho cambiato l'impaginazione ed aggiunto il grassetto per facilitare la lettura.
Image Credit: Isabella Sanfelici
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