martedì 17 giugno 2014

LE POSIZIONI CAPOVOLTE

Articolo apparso in:
Percorsi yoga - anno XII n. 59 - gennaio 2011
YANI

Fin da bambini si prova una grande gioia a mettersi a testa in giù e gambe in su: qualsiasi posizione è buona, anche la "carriola". Per me era così: mi preparavo con le mani a terra, mio fratello mi teneva le caviglie strette con le sue mani e mi sollevava le gambe. Finalmente sospesa su mani e braccia, iniziavo a correre, ridendo felice per la gioia che provavo a stare in quel modo inusuale. La pratico yoga, sin dale prime lezioni, mi ha riportato alla memoria la gioia di muovere il corpo (non più giovanissimo) e di scoprire ancora molte potenzialità assopite.
Perchè praticare le capovolte? perchè sono le più efficaci a riportarci verso un respiro più controllato, sono benefiche se siamo giù di tono e abbiamo bisogno di prenderci una pausa dallo stress. Sono un risveglio globale per tutto il corpo.
Sirsasana è la regina delle posture capovolte e credo che ogni praticante di yoga abbia un suo ricordo speciale al riguardo. Può non essere gradita a tutti, ma per tutti è la sscoperta di un cammino. Sappiamo che non è interessante la meta, ma l'esperienza che si fa durante il percorso per arrivare a sirsasana.
Quando lo propongo in sala yoga, trasetto un messaggio di fiducia nelle proprie capacità e metto in risalto tutti gli aspetti psicofisici che preparano e avvicinano alla posizione finale.
Al posto dei piedi c'è il capo e tutta la nostra visione cambia. Mi ricordo la prima volta che l'ho praticata all'aperto, in montagna con il mio gruppo, è stato fantastico! Sentivo il profumodell'erba, guardavo gli abeti sveppare ancora più alti nel cielo infinitamente blu: io ero testimone di tutta quella meraviglia!
Hathayogapradipika III, sloka 78: "Esiste un eccelso sistema che inganna la bocca del Sole: esso non può essere appreso neppure da milioni di testi sacri, ma solo dall'insegnamento del maestro". Possiamo trasmettere solo ciò che si è incarnato dentro le nostre cellule e per questo, quando insegno sirsasana, mi ricordo del percorso fatto e non faccio mai fretta a chi vuole praticare.

Vilma Galli

mercoledì 11 giugno 2014

I BANDHA

Articolo apparso su:
Percorsi yoga - anno XIV n. 63 - gennaio 2013


NON SOLO MENTE RAZIONALE - di Vilma Galli
Ciò che si ritrova nela pratica yoga è straordinario: come in quasi tutte le attività creative c'è la sorpresa del risultato.
Nello yoga non c'è aspettativa per un progetto ma si attua uno "stato di grazia".
Questo è un regalo che viene dalla quiete e dall'equilibrio tra mente/corpo/respiro. Il grande protagonista è il respiro. Come in ogni incontro, all'inizio c'è bisogno di fiducia e poi, man mano, di confidenza che permetta di sentirsi accolti e a proprio agio.


L'uso dei bandha nella pratica yoga richiede un processo di amicizia, di chiarezza per non oltrepassare i limiti del buon senso.
Nella mia pratica, a terra, eseguo spesso un primo contatto con il respiro globale. Dopo qualche momento, unisco le piante dei piedi e lascio cadere le ginocchia a terra. Il respiro s'incanala dal basso con una leggera e quasi naturale contrazione del perineo, mulabandha; la sensazione è di gradevole freschezza per gli organi interni che vengono sospinti delicatamente verso l'alto, contraddicendo la forza di gravità che induce in nostri organi interni a pesare verso il basso. La direzione del respiro va fino alla gola, jalandharabandha, la rete.
Viene naturale assaporare per un momento le due legature, così da mantenere prana e apana, sole e luna, mescolati e uniti in un istante. Questa pratica è indicata per rinforzare il pavimento pelvico e nei casi di ptosi, abbasamento, degli organi interni (una mia allieva, affetta da ciò, trova giovamento).


Per una più completa esperienza di unificare in sequenza le tre legature, compresa uddiyanabandha, il sollevamento del diaframma a polmoni vuoti, mi preparo nella postura della tavola a due piedi (dvipadapitham).
Con l'ispiro, accolgo mulabandha e proseguo con la legatura di jalandharabandha. Un momento di contenimento a polmoni pieni perché si fondano le due sorgenti di vita: sole/luna, poi espirando scendo con il dorso a toccare il suolo, le braccia rimangono allungate dietro la testa. Con una finta inspirazione, sono a polmoni vuoti, spingo in alto il diaframma e la gabbia toracica si espande liberamente. Uddiyanabandha è il silenzio che si fa spazio dentro. Un momento di contemplazione, poi arriva gradito l'inspiro e finalmente, espirando, porto le braccia vicino ai fianchi.
Così rimango ad ascoltare gli effetti della pratica, che ogni volta mi aiutano a star in contatto con quel grande mistero della vita.
Accogliere e lasciar andare!

giovedì 5 giugno 2014

4 incontri a luglio per praticare insieme

4 incontri per non dimenticare gli effetti benefici della pratica YOGA.
Nel mese di LUGLIO 4 mercoledì per ritrovarci a praticare insieme: posizioni in piedi di stabilità e radicamento, archi e mezzi archi per mantenere la colonna flessibile e aprire lo sguardo interiore, posizioni capovolte per cercare un'altra visione.

Mercoledì 9 -16-23-30.
Orario consueto dei corsi.

Vi aspetto numerosi.

Centro YOGA studio Brixia


Via Nazario Sauro 2/b (angolo via Trento) 25128 Brescia

Vilma Galli 339.5923425

www.yogastudiobrixia.it

vilma.galli@fastwebnet.it

TOSCANA 2014